Haiti, la Storia
I primi abitanti raggiunsero l'isola intorno al 2600a.C. a bordo di canoe, che consentirono
loro di seguire le correnti marine dal Sud America e dall'estremità meridionale delle Piccole
Antille in direzione nord e ovest verso le Grandi Antille.
Un secondo gruppo, chiamato salanoide o arawak, raggiunse Hispaniola intorno al 250a.C. ,
diffondendosi poi in tutte le Antille.
Il terzo gruppo proveniva dal Venezuela e si autodefiniva taìno che significa gente
cordiale. Questa popolazione colonizzò le Antille circa 2000 anni fa e verso il 700 d.C.
occupò Haiti e gran parte delle isole vicine.
La maggior parte di essi perse la vita in seguito alle angherie degli schiavisti spagnoli o a
causa delle malattie, dopo aver donato al mondo il barbecue, il tabacco, la canoa e l'amaca.
Verso il 1519 gran parte delle miniere d'oro erano esaurite nonché quasi tutti i taìno
scomparsi, per cui gli spagnoli decisero di condurre sull'isola gli schiavi africani che
iniziarono a coltivare la canna da zucchero.
All'inizio del XVII secolo i cittadini spagnoli della parte occidentale di Hispaniola
commerciavano illegalmente con i francesi, perciò il sovrano spagnolo inviò delle truppe e
le zone impostore si spopolarono. I mercanti francesi invece si spostarono nelle città vuote,
infliggendo un ulteriore colpo alle smanie spagnole.
Tra il 1669 e il 1679 un uragano, un'epidemia di vaiolo e la guerra tra Francia e Spagna
indussero i coloni spagnoli a cercare un compromesso, tanto che accolsero di lasciar
ampliare gli insediamenti francesi, ma solo sul terzo occidentale dell'isola.
Nel 1731 la Spagna fissò i confini che vennero successivamente approvati dalla Francia
con un Trattato.
I mulatti, figli dei padroni bianchi e degli schiavi africani, erano liberi ma venivano
trattati come cittadini di seconda classe dalla minoranza bianca.
Nel maggio 1803 al Congresso of Arcahaie il leader dei ribelli Jean-Jacques Dessalines si
impadronì del tricolore francese ed eliminò il colore bianco con il solo scopo di voler
cacciare dal territorio tutta la popolazione bianca.
Il 1° gennaio 1804 Dessalines proclamò l'indipendenza di Haiti, che divenne la prima
repubblica governata da neri.
Questa forma di governo però, non era destinata a durare a lungo.
Ben presto, infatti, Dessalines si incoronò imperatore, promulgò una costituzione che
gli dava un potere assoluto e fece pattugliare il paese dal suo esercito,
sterminando tutti i bianchi che erano stati così folli da restare in questa parte
dell'isola.
Le potenze economiche isolarono il paese economicamente e, quando Dessalines, con un
decreto militare, impose ai neri di tornare a lavorare nelle piantagioni, fu catturato e ucciso in un'imboscata.
La conseguenza fu lo scoppio di una guerra civile che gettò il paese in un lungo periodo di
disordini. Nel 1821, Il governo annetté il resto di Hispaniola mentre la metà orientale
dell'isola rimarrà sotto il controllo haitiano fino al 1849, quando si dichiarerà
indipendente con il nome di Repubblica Dominicana.
L'importanza strategica di Haiti fu messa in luce dall'apertura del Canale di Panama;
quando però uno dei presidenti haitiani fu ucciso durante una violenta rivolta nel 1915,
le truppe statunitensi confiscarono i depositi d'oro di Haiti, riorganizzarono la
costituzione e sciolsero l'esercito. Avviarono inoltre diverse opere pubbliche,
costruirono ospedali, cliniche e strade utilizzando il lavoro forzato dei carcerati.
Le rivolte di Cacos contro l'occupazione americana furono brutalmente represse,
provocando la morte di migliaia di persone. Gli americani trattavano direttamente con
le classi superiori mulatte, e i neri iniziarono ad adottare la filosofia del Noirisme.
Essi trovarono nella valorizzazione della cultura haitiana e nella rivendicazione della
religione vudù, fonti di ispirazione per la propria resistenza semi-pacifica.
Quando gli americani lasciarono l'isola nel 1934, cedettero alla popolazione
qualche infrastruttura e un'economia a pezzi.
Il divario tra mulatti e neri, intanto, continuava ad allargarsi, e le caotiche
elezioni del 1956 condussero al potere 'Papa Doc' Duvalier, che portava avanti un programma caratterizzato da un mix di nazionalismo, razzismo e misticismo. I mulatti rifiutarono i risultati delle elezioni, organizzando uno sciopero a Port-au-Prince che però fu subito represso dai cagoulards vale a dire delinquenti reclutati nei quartieri poveri che agivano per conto di 'Papa Doc' Duvalier il volto coperto.
Questi, successivamente chiamati Tontons Macoutes dal mostro di una fiaba locale che portava via i bambini nel suo sacco, diventarono le truppe non ufficiali di Duvalier; essi indossavano 'uniformi' in denim con sciarpe rosse e occhiali da sole.
Alla morte di Duvalier nel 1971, la costituzione da lui riscritta assicurava la presidenza al figlio Jean Claude 'Baby Doc' Duvalier. Il nuovo presidente si propose come un moderatore tra i 'modernizzatori' mulatti e avviò delle brutali repressioni degli oppositori politici.
Quando agli inizi degli anni '80 Haiti venne considerata, dai funzionari statunitensi,
una zona ad alto rischio per il virus dell'AIDS, il turismo crollò.
A questo si aggiunse il crollo dell'economia rurale causato da un fallimentare programma
statunitense finalizzato a debellare una malattia dei suini, ma purtroppo non fu così
perché per errore furono uccisi 1,7 milioni di animali.
Questa situazione di caos costrinse la famiglia Duvalier all'esilio, con gran giubilo
della popolazione stremata.
Fu nominato presidente dai militari, il luogotenente generale Henri Namphy,
confidente di Duvalier.
Nelle elezioni del 1987 Namphy ebbe grande successo, ma nel giro di un anno un altro colpo
di stato portò al potere un nuovo generale, Prosper Avril che però fuggì dal paese nel 1990.
Venne così nominato nuovo presidente di Haiti Jean-Bertrand Aristide, un giovane prete che
riuscì a guadagnarsi il favore degli abitanti durante il governo di Henri Namphy.
Aristide aveva fondato un'organizzazione di matrice cattolica che manifestava dure critiche
contro il governo in atto in quel periodo.
La fuga di Avril permise al giovane prete di ascendere al potere.
Egli trascorse i suoi primi mesi di governo a fare riforme e facendosi dei nemici; nel
settembre del 1991 durante un nuovo colpo di stato migliaia di persone morirono ad eccezione
del presidente che riuscì a mettersi in salvo.
La situazione continuò a peggiorare quando venne annunciato un embargo internazionale che
costrinse circa 38.000 haitiani a fuggire dall'isola per poi riversarsi sulle spiagge degli
Stati Uniti e di altre isole caraibiche.
Nel 1994 l'ex presidente americano Jimmy Carter decise di far ritornare Aristide sull'isola ,
che era però a un solo anno dalla scadenza del suo mandato. Le elezioni del 1995 sancirono
l'ascesa al potere del protetto di Aristide, René Préval, che nel giro di poco tempo venne
accusato di collaborare con le istituzioni elitarie haitiane; in risposta a ciò
Aristide fondò un proprio partito, La Fanmi Lavalas.
I disaccordi tra i sostenitori di Aristide e gli oppositori causarono l' annullamento delle
elezioni parlamentari del '97 e '98, impedendo a Préval di nominare un primo ministro.
Il paese nonostante versasse in una situazione spiacevole dal punto di vista politico
dovette fare i conti anche con i danni causati all'economia dall'uragano Georges che si
abbatte su Haiti nel 1998.
Préval istituì nuove elezioni parlamentari per l'aprile del 2000, ma nel giro di poco tempo
cambiò idea stabilendo di voler governare soltanto per decreti. Aristide saltò nuovamente
sulla scena politica con la semplice contestazione delle elezioni del novembre 2000.
Nello stesso anno Aristide iniziò il suo secondo mandato, con scadenza nel 2006 ma il 29
febbraio del 2004 fuggi in esilio nella Repubblica Centrafricana perché considerato dai suoi
oppositori il prete delle baraccopoli, che rappresentava le speranze del popolo haitiano
con un atteggiamento dittatoriale.
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